Il covid esiste, se si tratta di accusare il governo di spargere i migranti infetti sul territorio nazionale. Il covid non esiste, se si ha paura che i provvedimenti per combatterlo possono mettere più in rilievo il lavoro della maggioranza e oscurano l’opposizione. Esiste di nuovo, ma solo in Lombardia, se per scusarsi della propria inettitudine, si chiama in causa un’eventualità eccezionale, inattesa e sconosciuta, contro cui era impossibile far meglio. Non esiste se bisogna blandire l’elettorato costretto dalla quarantena, gli imprenditori che hanno dovuto rinunciare ai loro guadagni, gli autonomi a rischio fallimento, i lavoratori in pericolo di disoccupazione, i disoccupati senza speranza di salario, gli anarchici indolenti e gli speculatori insolenti.
Un virus a molla, un fantasmino che compare e scompare a seconda della bisogna. Chiunque può figurarselo come gli pare: con gli occhi da cinese, l’elmetto teutonico, o col cappello da cow boy. Insomma, prima o poi, come tutte le cose italiche, anche sars covid 2 approderà in tribunale. E siccome la politica pretende che la scienza diventi democratica, bisognerà chiamare un giudice che attesti (come per i parenti di Mubarak) l’identità del coronavirus, la sua virulenza, la sua diffusione, i protocolli della sua profilassi.
Ma fino ad allora, dovremo sopportare gli economisti che fanno gli immunologi, i governatori gli infettivologi, i tenori virologi, i politici epidemiologi. I ciechi guarderanno dentro un microscopio, i critici d’arte prepareranno i vetrini, i ladri daranno l’allarme infezione, i Salvini dichiareranno estinte le pandemie, i fessi già elettrosensibili si accalcheranno a gridare “libbertà”, e la democrazia invece di distribuire opportunità ed emancipazioni, spargerà dappertutto ignoranza e malattia. E quando avremo persino nostalgia di assolutismo e tirannia, allora cavalli e cavalieri neri saranno al completo.