Due importanti interventi di Alessandro Di Battista in poche ore, uno contro il MES e l’altro sulle nomine dei grandi manager pubblici. Molto bene, è un politico di razza e in questo momento il Movimento 5 Stelle e l’Italia ne hanno bisogno. Molto utile anche il fatto che stia provocando discussioni: in un partito di massa devono essercene perché si tratta inevitabilmente di un mosaico di interessi ma soprattutto perché le strategie e le tattiche politiche sono sempre contingenti, dei mezzi funzionali al fine da raggiungere, e il confronto aiuta a trovare quelli di volta in volta più opportuni. A patto naturalmente di non trasformare i mezzi in fini, ideologizzandoli o peggio “tifosizzandoli” malgrado il rischio di provocare divisioni interne: compattezza e disciplina sono fondamentali, davvero le condizioni necessarie, anche se non sufficienti, dell’impegno politico.
Va pertanto superata la propensione all’individualismo instillata in tutti noi da trent’anni di liberismo e va recuperata la capacità di agire e sacrificarsi per gli altri, per il paese, per la collettività, per i posteri, per il bene comune. È una abnegazione che credevo perduta e ho ritrovato nel Movimento e specificamente in parecchi suoi militanti e simpatizzanti, e che va però coltivata, rinforzata, resa cosciente, posta esplicitamente al centro della nostra lotta. Il resto sono dettagli, magari importanti per qualcuno ma che non devono portare a sospetti e sfiducia. Tutto e subito tanto non lo otterremo: sarà una guerra di lunga durata e sarà vinta da chi dimostrerà più pazienza e resistenza.
Spero che adesso Di Battista resti in gioco: il suo silenzio è stato un atto di obbedienza e di umiltà ma immagino che si sia accorto che non è il momento di essere umili e tanto meno di mollare la presa: mai come oggi la politica richiede una dedizione totale, continua, professionale. Già prima del coronavirus il liberismo era pericolosamente aggressivo e invasivo, adesso il suo rifiuto di mettere in discussione i suoi assiomi lo rende letale. Ha già cominciato a usare l’epidemia e i morti per ampliare ulteriormente il monopolio delle multinazionali private, per arricchire i miliardari, per rafforzare le caste e indebolire i popoli e gli Stati, per diffondere il suo pensiero unico e la sua dittatura mediatica. Non so se si possa fermarlo ma occorre ostacolarlo: come? Rinunciando, ciascuno di noi, a qualcosa a cui teniamo in cambio di una più profonda solidarietà, di un’implacabile coesione. Divide et impera dicevano i romani, che se ne intendevano: chi si fa dividere perde sempre, chi divide gli avversari può vincere.
PS In sostanza l’accusa a Di Battista è che dividerebbe il Movimento e indebolirebbe il governo non perché dica qualcosa di inaccettabile o indegno (Descalzi non piace a nessuno) ma perché offrirebbe il pretesto alla macchina del fango di Berlusconi e De Benedetti di attaccarci e di dividerci. Ossia si presuppone che molti militanti pentastellati si facciano influenzare dalla suddetta macchina del fango. A mio parere è assurdo ma se fosse vero vorrebbe dire che il M5S è un colosso dai piedi di argilla e sarebbe urgente fare qualcosa per rafforzare una base troppo fragile psicologicamente o politicamente.
Perché comunque questa fragilità, questo bisogno di conferme, questa paura delle critiche, sia quelle costruttive, interne, sia quelle prevenute, esterne? Ancora non siamo stati messi fuori legge, ancora non hanno arrestato i nostri dirigenti, ancora non veniamo picchiati dalle squadracce. Potrebbe capitare: cosa succederebbe allora? A mio parere la conferma di Descalzi (e non solo lui) è un grave errore, a mio parere si poteva e si potrebbe ottenere di più: ma se Conte non sa giocare a poker e andare a vedere i bluff del Pd o Di Maio ha una diversa strategia, pazienza, non è la fine del mondo e neanche del M5S. Ma il massimalismo, soprattutto quello isterico, pauroso e insieme utopistico, il massimalismo come rifugio dalle incertezze di oggi, quello sì che può mettere in ginocchio il Movimento.
Oppure non si sta parlando dei militanti ma dei potenziali elettori e dei sondaggi della prossima settimana? Allora il problema è un altro, ossia la necessità di far fare sondaggi fasulli come gli altri ma a nostro vantaggio e di dargli risalto con giornali e telegiornali che non abbiamo ma è imperativo procurarci. Vi prego di notare che la destra non fa che litigare ma non ci fa caso nessuno perché i media non lo fanno sapere o non gli danno evidenza o addirittura lo trasformano in un segno di vitallità.
Infine, le discussioni interne servono a evitare il rischio che in nome di una presunta e non verificata necessità ci si arrenda troppo facilmente. Alcuni compromessi sono inevitabili e anche alcune concessioni, però alla fine il saldo deve essere positivo. Era davvero necessario regalare la Rai alla Lega? È necessario continuare a ritardare la revoca della concessione autostradale ai Benetton? L’emergenza deve essere usata per imporre cambiamenti che in tempi normali l’opposizione non accetterebbe, non per evitare di farne per paura della solita, banale, comunque inevitabile campagna denigratoria dei giornali liberisti.
Fonte: Coesione e fragilità