
Milano e la Lombardia tutta sono da sempre terra di grandi comici, dai maestri Fo, Gaber, Jannacci, Viola, Funari e i Gufi, agli allievi Cochi e Renato, Paolo Rossi, Abatantuono, Teocoli, Iacchetti, Boldi, Bisio &C.. Ora purtroppo, ridotti come siamo, dobbiamo accontentarci dei sindaci Beppe Sala “Milanononsiferma” e Giorgio Gori “TuttiacenadaMimmo”, ma nel ruolo di comparse perché, fortunatamente, non hanno voce in capitolo nella sanità che, disgraziatamente, è tutta roba delle Regioni. E lì il capocomico è il leghista Attilio Fontana, in arte “Umarell”, con l’inseparabile spalla Giulio Gallera, detto anche “Compro-una-consonante”. Ma da ieri una nuova stella brilla nel cast del Nuovo Cabaret Pir(el)lone: il leghista Emanuele Monti, presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali. In pratica, se non bastano i fratelli De Rege a fare danni, arriva Monti. Ieri il giovanotto ha pensato bene di commentare in un video la replica di Gallera alle accuse dei presidenti di tutti gli Ordini dei medici lombardi. Era difficile peggiorarla, perché le scempiaggini di Gallera contro i medici parevano insuperabili (specie in bocca a chi accusava Conte di delegittimarli con le critiche all’ospedale di Codogno), ma Rizzo è riuscito nell’ardua impresa. Sentite che genio: “L’Ordine dei medici dimostra di essere diventato un sindacato a servizio del Pd e non un organo indipendente e autonomo”; fa “polemiche ingiuste” che “sono un’offesa a tutti i Lombardi abbandonati dallo Stato centrale”; e “proprio quando è ancora più difficile andare avanti perché, oltre all’emergenza che continua, subentra la stanchezza di tutte le settimane passate senza riposo, arriva questa (sic) vero e proprio atto d’accusa contro la nostra Regione”. Tralasciamo il seguito del delirio, perché già in queste cinque righe si concentra una densità di minchiate da Guinness dei primati.
1) L’Ordine dei medici non è un “sindacato”, tantomeno “a servizio del Pd”, ma l’albo professionale di tutti i medici, che in Lombardia si suppone votino in maggioranza Lega o comunque centrodestra. Ma ora esistono ottime probabilità che, dopo le parole di Gallera e Rizzo sul loro asservimento al Pd (che in Lombardia non tocca palla da ben prima di esistere), molti di loro si abbandonino a gesti inconsulti, tipo votare Pd.
2) L’idea che un ordine professionale, per essere un “organo indipendente e autonomo”, debba leccare il culo a Fontana, Gallera e Rizzo, può scaturire soltanto da una mente molto malata, e non di coronavirus.
3) Non si vede perché “tutti i Lombardi” dovrebbero sentirsi “offesi” dall’Ordine dei medici. Questo infatti muove rilievi tecnici, non politici, agli incapaci che sgovernano la Lombardia: infatti nulla dice contro la giunta Zaia. Semmai i lombardi si sentono offesi da chi non ha fatto nulla di serio e di utile contro il Covid-19, a parte gettare donazioni milionarie nel celebre Bertolaso Hospital con ben tre pazienti e conquistare il record mondiale di morti.
4) Che i lombardi siano stati “abbandonati dallo Stato centrale” è una tesi come un’altra; ma purtroppo non attacca, visto che i lombardi medesimi sono abituati a sentir vantare la loro “sanità modello” come “fiore all’occhiello che il mondo ci invidia” dai politici forzaleghisti, frutto della mitica “autonomia regionale” che costoro volevano addirittura ampliare con secessioni, devolution o autonomie differenziate. Se la sanità è regionale e la Lombardia è autonoma perché “meglio fare da sé”, vale non solo quando fioccano gli applausi (peraltro immeritati), ma anche quando piovono fischi, denunce, accuse e avvisi di garanzia.
5) Se le “polemiche” arrivano “proprio in questa fase delicata, quando subentra la stanchezza di tutte le settimane passate senza riposo”, è perché i medici piangono già oltre 100 morti, quasi tutti lombardi e vedono una Regione in balìa degli eventi, senza l’ombra di una strategia, e sperano in un’inversione di rotta subito.
Ma sarebbero ben lieti se i fratelli De Rege e il Monti si prendessero un po’ di riposo: già il fatto di saperli lontani dalle stanze dei bottoni potrebbe rincuorare il personale sanitario, oltre a evitare danni ulteriori. Se i tre cabarettisti si fossero riposati fin dall’inizio, la Lombardia si sarebbe risparmiata l’ordinanza che spediva nelle residenze per anziani i degenti Covid dimessi dagli ospedali ma ancora contagiosi. E anche il pappa-e-ciccia Regione-Confindustria che ha bloccato la zona rossa ad Alzano e Nembro dal 22 febbraio (primo contagio accertato) all’8 marzo (dl Chiudi-Italia). E magari Fontana&Gallera avrebbero scoperto con 40 giorni d’anticipo la famosa legge 833 del 1978 che, in materia di “igiene e sanità pubblica” (art. 2 comma 3), recita: “Sono emesse dal presidente della giunta regionale o dal sindaco ordinanze di carattere contenibile ed urgente, con efficacia estesa rispettivamente alla regione o a parte del suo territorio comprendente più comuni e al territorio comunale”. Quindi, se è vero (e non lo è) che lo sgovernatore &C. volevano la zona rossa in Val Seriana, dovevano procedere in autonomia anziché aspettare il governo: come l’Emilia-Romagna, il Lazio, la Campania, la Calabria e la Sicilia, che si son fatte le proprie zone rosse senza scaricare barile su Roma. Con un adeguato periodo di relax, poi, il povero Gallera avrebbe scoperto un dettaglio ancor più sconvolgente: la legge in questione, che dice di aver “avuto modo di approfondire” solo tre giorni fa, non è una legge come un’altra. Si intitola “Istituzione del servizio sanitario nazionale”. Cioè è la legge che regola i poteri degli assessori regionali alla Sanità. Cioè i suoi. Sempreché, si capisce, qualcuno l’abbia avvertito che, per quanto bizzarra possa apparirgli la circostanza, l’assessore alla Sanità è lui.
Fonte: Il Fatto Quotidiano – L’editoriale di Marco Travaglio