Nella loro processione da salvatori della patria, le sardine s’inchinano ai Benetton. Non potevano scegliere momento peggiore per l’inchino. All’apice della storica lotta per toglierli le concessioni dopo la tragedia del ponte Morandi e il tutto lerciume che ne è conseguito. L’inchino delle sardine è talmente clamoroso da lasciare aperta ogni ipotesi. Forse è stata una trappola a cui hanno abboccato o forse è stata l’ennesima dimostrazione della pochezza politica che esprimono. Cosa siano le sardine non lo sanno nemmeno loro. Gliel’hanno chiesto centinaia di volte. Tutto inutile. Ma dopo questo inchino, le ipotesi si restringono.
Alla fine potrebbero essere giusto quattro ragazzotti che hanno aperto una pagina Facebook e si son ritrovati in una situazione più grossa di loro. Hanno aperto una pagina Facebook e sono stati letteralmente sommersi da una marea di amici rossi e rossastri in crisi. Ceneri di sinistra sparse dal cupo vento del sovranismo nero. Compagni esasperati ed impauriti di finire sotto Salvini senza riuscire nemmeno a battere ciglio. Già, le sardine non sono altro che uno spasmo “social” del mondo ex comunista perso in una crisi ormai cronica. Chiedere a Pd e Comunisti col Rolex di rinnovarsi e produrre uno straccio d’idea è del resto tempo perso e così han provato con Facebook. Uno spasmo che ha avuto effetti sbalorditivi grazie al fatto che di compagni rossi e rossastri in crisi pullula l’Italia. Piani alti compresi, là dove opera la stoica casta giornalaia. E così, a quei quattro ragazzotti, le sirene del vecchio regime hanno spalancato le porte dedicandogli per settimane le prime pagine dei giornali, mandandoli in onda in prima serata nei talk-show, lodandoli come il nuovo che avanza coi vecchi soloni rintronati ad annuire compiaciuti e spellarsi le mani col sorrisino sulla faccia. Un abbraccio mortale. Un gran fumo senza che comparisse mai l’arrosto.
Quando poi finalmente le sardine hanno messo giù un programma ne è venuto fuori un misto tra una minestrina riscaldata e Alice nel paese delle meraviglie. Roba da correntina del Pd, roba da Comunisti con lo Swatch. Eppure, dopo essersi presi il merito della vittoria in Emilia-Romagna, hanno persino scritto a Conte per indicargli la rotta lungo cui condurre tutti noi. Già, legittimati dagli amici su Facebook e dal numero di like. E nella loro processione trionfale, questi eroi della “social politica” si son concessi un inchino ai Benetton con tanto di foto corale. Vogliono cambiare l’Italia con chi l’ha depredata e pensano che basti diventare virali e scendere in piazza con un pesce di cartone in mano per riuscirci. Sarà, ma più passa il tempo più le sardine sembrano dimostrare giusto lo stato comatoso del mondo ex comunista e i danni che fa il regime mediatico sinistroide che ancora ci opprime. Con loro i Benetton tornerebbero a sorridere e Salvini si farebbe il suo ventennio in santa pace.
Tommaso Merlo