Un sovranista e nazionalista lotterebbe per la chiusura delle basi americane in Italia e possibilmente anche delle loro grandi catene commerciali, non per il rafforzamento del più aggressivo e omogeneizzante impero militare ed economico mai esistito. Ma Salvini, oltre che caratterialmente debole, spaccone davanti a una telecamera ma docile nei fatti e attentissimo a non irritare la casta e i poteri forti (da ministro dell’interno non fece nulla di concreto contro le migrazioni, adesso è contro la riforma della prescrizione), è anche un prodotto del liberismo culturale: non sono solo i mojito a piacergli, sono tutte le mode e i comportamenti stelle e strisce, inclusa la maleducazione, il pressapochismo e la mancanza di qualsiasi rispetto per le tradizioni e per la storia del suo paese. Basta vedere come usa la religione, ridotta a slogan per conquistare consenso anche al prezzo di svilirla e banalizzarla – esattamente come è avvenuto negli Stati Uniti.
Emblematica la sua approvazione del vile assassinio ordinato da Trump del generale iraniano che aveva contribuito alla sconfitta dell’Isis. Incurante del fatto, Salvini, che l’unico modo per fermare le migrazioni di massa e impedire la scomparsa dell’identità italiana e europea, è l’apprezzamento delle differenze, le nostre e quelle altrui, e la loro difesa. È il rispetto dei confini e delle autonomie. Se non vogliamo che altri vengano a casa nostra a imporci i loro costumi e valori, dobbiamo evitare di andare a casa loro a imporre i nostri consumi e valori – e a depredarli delle loro risorse. Cosa ci fanno gli americani in Iraq, in uno dei paesi geograficamente più remoti dagli Stati Uniti? Cosa dà loro diritto di assassinare chi gli pare in qualsiasi nazione? La risposta è semplice ed è la stessa che spiega l’appoggio che ricevono dal capo della Lega: vogliono creare tensioni che distolgano l’attenzione, finché possibile, dagli immensi problemi interni creati dall’oscena avidità di pochi miliaradri e dei loro servi, in particolare dalla programmatica dissoluzione dello Stato, sostituito da corporation private; delle religioni, sostituite dal materialismo della finanza; della morale (anzi, delle morali nazionali e regionali), sostituite del mero profitto economico; del popolo e delle comunità, sostituite da una massa di individui in pieno analfabetismo di ritorno e in perenne competizione fa loro.
Non detesto Salvini perché è un fascista, uno xenofobo, un populista, un nazionalista; lo detesto perché fa finta di esserlo ma non lo è. È solo un docile, sorridente fiancheggiatore dei potenti della Terra, i potenti veri, i veri poteri. È un vero peccato che i leghisti, molti dei quali sono esattamente come lui ma non tutti, non lo abbiano liquidato in estate, quando tradì l’impegno di governo; mi auguro che lo facciano ora.