Basta che Di Maio non applauda in aula, che le orde di giornalai che inquinano quotidianamente il dibattito pubblico, lancino le solite catapulte di letame. Perfino mentre Conte prende a randellate quella zucca vuota di Salvini che ha accusato di “altro tradimento” nientepopodimeno che il Presidente del Consiglio. E lo ha fatto esibendo come prova una beata mazza di nulla aggiungendo un’altra colossale figuraccia alla sua collezione. Le solite flatulenze. Ma se Salvini fosse un rumoroso sbruffone di qualche bettola malfamata, sarebbe giusto glissare la sua pagliacciata, ma si dà il caso che Salvini sia il capo dell’opposizione nonché smanioso candidato ai pieni poteri. Si dà il caso che sia a capo di una destra che così becera ed aggressiva non si era mai vista in Italia con questi numeri.
Eppure, l’unica cosa che hanno rivelato i giornalai nostrani è che Di Maio non ha applaudito Conte mentre parlava e su questo ci hanno ricamato sopra una miriade di fesserie. Tutte puntualmente smentite il giorno dopo. Come al solito. Fiumi d’inchiostro, ore di talk-show. Sul nulla. Ormai non ci sono più aggettivi per descrivere lo stato pietoso del giornalismo italiano. Davvero impressionante. Adesso gli Agnelli si son pappati il gruppo Gedi e John Elkann ha detto che “il giornalismo di qualità ha un grande futuro se saprà coniugare autorevolezza, professionalità e indipendenza”. Bla, bla, bla e se mia nonna avesse le ruote sarebbe una carriola. Che John Elkann abbia a cuore un giornalismo di qualità e che abbia voglia e capacità di rivoluzionare quello italiano, appare alquanto improbabile per usare un eufemismo. Tutto puzza delle solite frasette fatte per celare operazioni finanziarie e l’ennesima scossa di assestamento di un’editoria morente. Ma se invece John Elkann avesse anche solo qualche minutino libero da dedicare al “giornalismo di qualità” tra una partita di golf e un giretto in Ferrari fuoriporta, dovrebbe partire proprio da quello che è successo in questi giorni. Col premier Conte che prende a randellate la zucca vuota di Salvini in parlamento e i giornalai nostrani che si scagliano contro Di Maio reo di non aver battuto le mani.
Ormai siamo al punto che pur di imbrattare il nemico pubblico numero uno e piantar zizzania in un governo malvisto, i giornalai tralasciano perfino di raccontare la realtà dei fatti, parlando d’altro e inventandosi una marea di balle che oggi chiamano “ricostruzioni” o “retroscena” che fa più chic. Ma che restano balle, fantasie perverse e malevole inventate da finti giornalisti rifugiatisi in una realtà virtuale tutta loro, in una viscida missione politica che non gli compete. Ormai l’unica cosa che sorprende è che vi sia in giro ancora gente che butta via soldi a comprar giornali. Se invece John Elkann è troppo occupato a sorseggiare bollicine e farsi fare la pedicure, potrebbe almeno togliersi una curiosità. Gli basterebbe prendere la cornetta e chiamare uno a caso dei giornalai a cui paga lo stipendio. Potrebbe chiedergli cosa diamine ha fatto di male il Movimento per meritarsi tutto quel letame. Ha trattato con la mafia? Ha rubato soldi pubblici? Ha mentito ai cittadini? Ha trascinato il paese nel baratro? Ha calpestato la Costituzione e le istituzioni? Giusto per curiosità, giusto per capire perché i suoi giornali trattano ladri e malavitosi e ciarlatani di ogni risma con maggiore deontologia professionale del Movimento. Chissà mai che John scenda dal pero e capisca la differenza tra “giornalismo di qualità” e “giornalismo spazzatura” e chissà mai che essendo il nuovo magnate della stampa nostrana non decida di muovere il culo e far qualcosa.