Un secolo dopo, l’Italia sta scivolando inerme verso una deriva politica e culturale pericolosa. Quella neofascista guidata da Salvini e dalla Meloni. Non un regime dittatoriale vecchio stampo, ma una democrazia putiniana verticistica e intrisa di cultura neofascista. Una democrazia “forte”, con un capo coi pieni poteri in cima, un granitico blocco di gerarchi di partito attorno e a casa folle plaudenti di camerati. Un Italia nelle mani di Salvini in cui la sua volontà verrebbe spacciata come quella popolare diventando legge e piegando le istituzioni al suo disegno.
Un terremoto che farà oscillare la democrazia italiana sotto i colpi di un personaggio politico che si è ampiamente rivelato inaffidabile, imprevedibile, non trasparente e quindi sostanzialmente pericoloso. Un personaggio dalle posizioni e dai toni estremisti che genererà di riflesso opposione anche violenta e caos. L’Italia pagherebbe carissimo una deriva neofascista anche a livello internazionale. Certe porcherie che da noi si digeriscono con facilità, all’estero non vanno proprio giù. Lo scontro con l’Europa e con gli alleati raggiungerebbe livelli inauditi. L’Italia si ritroverebbe isolata e discriminata con conseguenze anche economiche gravi. Un dramma politico ma anche culturale.
Il neofascismo porterebbe un forte arretramento nella società italiana che sta faticosamente evolvendo come tutte quelle occidentali. Il neofascismo sdoganerebbe idee retrograde, bigotte e razziste verso le diversità e le minoranze. Il governo Conte 2 nasce a parole per impedire che l’onda neofascista internazionale s’impadronisca dell’Italia per mano di Salvini e della Meloni. Ma fino ad oggi sta ottenendo l’effetto opposto. Sta spianando la strada al neofascismo. Come successo un secolo fa in cui il regime s’impose anche per debolezza e complicità altrui.
I partiti che sostengono il Conte 2 si comportano come se non credessero nemmeno loro ai rischi di una deriva neofascista. Il Pd ripulito dai renziani ha perso forse arroganza e litigiosità, ma appare inconsistente come non mai. Appare vecchio e pesante. I suoi poltronisti di professione si sono accomodati, ma il loro contributo di idee appare insignificante e quello di entusiasmo ancora minore. Da un partito che si definisce di sinistra intento a fermare una deriva neofascista, c’era da aspettarsi ben altro ardore. Leu non è pervenuta del tutto, non male per un partito dichiaratamente comunista.
Quanto a Renzi siamo alle solite. Si è messo in proprio e raccatta gli scarti degli altri partiti. L’unica cosa che ha in testa è se stesso, è mettersi in mostra, è divertirsi, anche a costo di consegnare il paese a Salvini. Poi c’è il Movimento 5 Stelle che sembra imbambolato in una preoccupante apatia. Ha perso milioni di voti e non ha praticamente battuto ciglio. Come se si fosse arreso, come se si fosse illuso che la tempesta passi da sola. Il Movimento si sta rattrappendo attorno a Di Maio e al gruppo dirigente. Si è come inaridito, atrofizzato. Più che un movimento appare sempre più un partito. I malpancisti alla fine trattengono sempre le proprie flatulenze, i baronetti si divertono coi loro followers, ma una vera svolta politica dopo aver perso milioni di voti non si vede nemmeno all’orizzonte. Come se avessero torto gli elettori. Un immobilismo suicida che fa ovviamente il gioco dei neofascisti che possono raccogliere la rabbia che ancora impregna la società italiana.
Il neofascismo, oggi come allora, specula sui fallimenti politici altrui e sui sentimenti peggiori che animano le società. Il neofascismo è una risposta folle a problematiche vere. Se davvero il Conte 2 vuole fermare Salvini, allora è meglio che i quattro partiti che lo sostengono tirino fuori dignità ed attributi. Se non lo faranno, l’Italia diverrà neofascista e loro passeranno alla storia come gli inetti complici che lo hanno permesso.
Tommaso Merlo